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Calendario LOGO 2026 – Maggio: Simone Biles
Simone Biles, considerata una delle più grandi ginnaste di tutti i tempi, è l’atleta più decorata della storia e ha tracciato il suo percorso con brillantezza e individualità senza pari.
Nata a Columbus, Ohio, il 14 marzo 1997, Simone inizia il suo viaggio, destinato alla grandezza nella ginnastica, a soli sei anni.

Troppo giovane per partecipare alle Olimpiadi di Londra del 2012, la Biles è diventata famosa nel 2013. A soli 16 anni, ha vinto due medaglie d’oro al Campionato di Anversa, incluso l’ambito titolo all-around. Ha presentato al mondo un movimento rivoluzionario sul corpo libero, suo attrezzo preferito: il Biles, un doppio salto teso con una mezza rotazione, ora cementato nella storia della ginnastica.
Con quattro ori ai Campionati del Mondo nel 2014 e altrettanti nel 2015, il giovane fenomeno era già formidabile alla sua prima Olimpiade a Rio 2016. La Biles non ha lasciato spazio a dubbi, assicurandosi l’oro nell’all-around, a squadre, nel volteggio e negli esercizi a terra mentre conquistava anche il bronzo sulla trave. Fin da subito si dimostra un’atleta completa, capace di padroneggiare tutti gli attrezzi caratterizzanti della disciplina.
Simone ha continuato a dominare la ginnastica. Il suo talento indomabile è stato nuovamente evidente ai Campionati del Mondo del 2019 di Stoccarda, dove ha trionfato con cinque ori, compreso il titolo all-around. Ha stupito i giudici tentando un nuovo elemento all’attrezzo del volteggio, il Biles II, un doppio salto mortale all’indietro con una tripla rotazione. Ad oggi la Biles ha inventato cinque distinti movimenti ginnici, due al suolo, uno sulla trave, e due nel volteggio.
Simone Biles: i problemi mentali e la ginnastica
Quando è arrivata ai Giochi di Tokyo del 2020, le aspettative sulle sue performance erano in crescendo. Simone Biles, a 23 anni, aggiunge altre due medaglie al suo bottino olimpico, portandolo a ben sette.
È proprio a Tokyo che qualcosa si rompe. Fallisce un Amanar al volteggio, completando solo un avvitamento e mezzo su due, sbilanciandosi al momento dell’uscita e concludendo così con un atterraggio deludente… non era da lei.

Dopo l’esercizio Biles si allontanò con l’allenatore e poco dopo fu annunciato il suo ritiro: inizialmente sembrò che avesse avuto un infortunio, ma poi lei stessa disse alla stampa di aver avuto uno di quelli che in ginnastica si chiamano ’’twisties’’, ovvero una perdita momentanea del controllo del proprio corpo nello spazio mentre dovuta ad un blocco mentale, nella maggior parte dei casi durante evoluzioni aeree che prevedono avvitamenti.
Quando in una conferenza stampa motivò la propria decisione di ritirarsi da quasi tutte le competizioni di Tokyo (vinse comunque il bronzo nella trave) disse di aver avuto paura di farsi male e che non voleva rovinare, con i propri errori, il lavoro di tutta la squadra. Accennò anche al fatto che era difficile gareggiare lontano dai propri cari, che era stato un anno duro e che aveva preso la sua decisione anche per la propria salute mentale.
È una svolta epocale, quasi mai successa prima. Non è usuale sentire gli atleti parlare di salute mentale, sebbene siano sottoposti ad una pressione psicologica molto intensa. Simone, infatti, già nel 2016 aveva dichiarato pubblicamente di soffrire di ADHD (disturbo da iperattività/da deficit dell’attenzione) affermando sul suo profilo personale di Twitter: ‘’L’ADHD è parte di chi sono. Non me ne vergogno, e non dovresti farlo nemmeno tu’’, diventando un modello di empowerment per la neurodivergenza.
La decisione della Biles di dare priorità al suo benessere mentale ha scatenato conversazioni importanti sulla smisurata pressione che gli atleti, sia nella ginnastica che in tutti gli altri sport, devono affrontare e sulle loro sfide per la salute mentale.
Le motivazioni dietro al crollo di Simone furono diverse. ‘’Non ho deciso di ritirarmi a causa della mia cattiva performance. Ho avuto parecchie brutte performance nella mia carriera, e ho comunque concluso la competizione. Mi sono semplicemente sentita persa.’’ ha dichiarato in seguito al ritiro.
La pandemia covid che imperversava in tutto il mondo e che impedì ai suoi genitori di accompagnarla in gara. Era la prima volta che mancavano ad una sua competizione.
Gli abusi sessuali inflitti dall’ex osteopata della nazionale statunitense di ginnastica Larry Nassar. Quello contro il medico fu un caso mediatico e giudiziario enorme negli Stati Uniti: dopo essere stato accusato di violenze da centinaia di ginnaste, fu condannato a una pena dai 40 ai 175 anni di carcere. In una dichiarazione pubblica Simone scrisse: «La maggior parte di voi mi conosce come una persona allegra ed energica, ma ultimamente mi sono sentita un po’ abbattuta e più ho cercato di mettere a tacere le voci che avevo nella mia testa, più forte queste urlavano». E ancora: «Per troppo tempo mi sono chiesta: “Ero troppo ingenua? Era colpa mia?” Ora conosco le risposte a queste domande: No. No, non è stata colpa mia».
In aggiunta, le aspettative del mondo sul fenomeno della ginnastica, che buttano benzina su un fuoco già acceso. Ma non solo, le critiche non le sono mai state risparmiate, nemmeno quando vinceva solamente. In prima persona spiega come, verso le ginnaste nere, le critiche fossero feroci in merito all’aspetto, in uno sport con standard estetici costruiti attorno a ragazze e donne bianche. Sull’aspetto dei suoi capelli, per esempio, l’hanno tormentata da sempre, e continuano a farlo.
“Non sono il prossimo Usain Bolt o Michael Phelps, sono la prima Simone Biles”
Dopo il ritiro, poi, le critiche sono aumentate terribilmente. Chi la colpevolizzava per aver abbandonato le colleghe nella gara a squadre, altri per non amare la sua Nazione, e altri ancora per non essere una vera atleta.
Ma l’atleta sceglie il suo benessere e inizia ad andare in terapia una volta alla settimana. I giovedì sono i suoi giorni terapeutici, che la aiutano a dedicarsi nuovamente su sé stessa e a ritrovare la sua pace interiore.
Il ritorno del mito della ginnastica artistica
Nel 2023 Simone torna a gareggiare. È riuscita a ricostruirsi come atleta su basi nuove, dopo il crollo dei tre anni precedenti. L’ha fatto senza che nessuno se ne accorgesse, limitando le interviste e gli impegni degli sponsor. Ripartendo dalle basi, saltando sul trampolino facendo esercizi semplici, andando in palestra una volta al mese, poi due, poi una a settimana: così per un anno e mezzo. Ai mondiali la Biles vince cinque ori, più altre medaglie. Eccome se è tornata. Il suo programma per il volteggio prevede un salto, lo Yurchenko doppio carpiato, che solo gli uomini eseguono. Diventando, così, la prima donna ad eseguire questo elemento in una competizione ufficiale.

La prospettiva della Biles sul successo si è evoluta. “Il successo, per me, ora significa qualcosa di un po’ diverso. Prima, tutti definivano il successo per me, anche se avevo la mia narrativa. Ora, si tratta di presentarsi, trovarsi in un buono stato mentale, divertirsi e lasciare che qualunque cosa succede, succede”, ha condiviso con Olympics.com durante il torneo di Anversa.
Il suo viaggio continuerà, spingendola verso le attese Olimpiadi di Parigi 2024. A 27 anni Simone ridisegna la storia della ginnastica artistica conquistando altri tre ori ed un argento. Con 11 medaglie totali diventa la seconda ginnasta più premiata nella storia delle olimpiadi.

Oltre alle sue performance eccezionali, la Biles resterà nella storia, non solo della ginnastica artistica ma dello sport in generale, per aver insegnato al mondo l’importanza di fermarsi, ripartire da sé stessi e dimostrare che è possibile tornare ancora più forti di prima.
‘’… dobbiamo proteggere la nostra mente e il nostro corpo, piuttosto che andare là e fare ad ogni costo quello che il mondo vuole che facciamo’’