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Calendario LOGO 2026 – Aprile: Tamberi & Barshim
Una delle storie Olimpiche più emozionanti dei Giochi Olimpici di Tokyo: due atleti e la loro amicizia, combo essenziale ma che è arrivata dritta al cuore degli appassionati di ogni parte del mondo.

Gimbo: Gianmarco Tamberi
Gianmarco Tamberi nasce il 1° giugno del 1992 a Civitanova Marche, figlio di Marco Tamberi, ex saltatore in alto e finalista alle Olimpiadi di Mosca del 1980, e fratello di Gianluca Tamberi (che diventerà primatista italiano juniores nel lancio del giavellotto e poi attore).
Con i suoi salti ha riscritto la storia dell’atletica italiana, Gianmarco si ritaglia un posto tra i migliori di sempre. Nel suo palmares c’è tutto: campione olimpico a Tokyo 2020, campione europeo e campione mondiale. Fuoriclasse assoluto, showman unico, ai Giochi di Tokyo si è preso la sua rivincita, conquistando la medaglia del metallo più pregiato dopo che un infortunio alla caviglia gli aveva negato la partecipazione a Rio 2016. Appassionato di basket, dal 2009 ha iniziato a praticare seriamente l’atletica sulla scia di papà Marco (finalista saltatore a Mosca 1980) e i risultati non sono mancati. A dimostrazione della sua personalità, prima della finale “Gimbo” ha suonato la batteria, come faceva nel gruppo ‘The Dark Melody’ dove si dilettava con un classico repertorio rock anni Settanta.

La medaglia iridiata che si guadagna però non è una qualsiasi: per la prima volta nella storia delle olimpiadi moderne uno dei podi dell’atletica leggera è stato conquistato congiuntamente da due atleti.
Mustaz Essa Barshim
Mutaz Essa Barshim (Doha, 24 giugno 1991) è un altista qatariota. È detentore dei record asiatici della specialità, con la misura di 2,43 m all’aperto (seconda miglior misura di sempre) e 2,41 m al coperto. In carriera è stato campione mondiale a Londra 2017 e Doha 2019, campione mondiale indoor a Sopot 2014 e campione mondiale juniores nel 2010. Può inoltre vantare tre medaglie olimpiche (il bronzo vinto a Londra 2012, l’argento di Rio de Janeiro 2016, l’oro a Tokyo 2020 a pari merito con Gianmarco Tamberi).
La storia di due ori ed un’amicizia
Tamberi e Barshim sulla pista d’atletica più importante al mondo in quel momento, iniziano a registrare una serie di risultati identici, arrivano entrambi a 2,37 metri. Il giudice avvicina i due saltatori spiegando che potevano proseguire la finale con uno spareggio. Barshim però coglie l’occasione, lancia uno sguardo d’intesa al suo competitor ma amico e chiede al giudice “Can we have two golds?”. E così i due atleti hanno condiviso la medaglia d’oro nel salto in alto maschile, ciascuno scegliendo di rinunciare al salto che avrebbe reso esclusivo il gradino più alto del podio.

Ma la questione andava oltre quell’aneddoto.
“Ci siamo guardati e non abbiamo nemmeno pensato a cosa fosse giusto fare in quel momento. C’era una sensazione che ci spingeva a farlo. Ce l’abbiamo fatta“, ha spiegato Tamberi, alla vigilia dei Campionati mondiali di atletica leggera.
“Siamo grandi amici, e lo siamo dal 2010 e sono stato al suo matrimonio, e lui sarà il mio matrimonio”, ha continuato. “In quel momento con un amico non puoi prendere un’altra decisione, e la gente ha visto e ha sentito che c’era qualcosa di vero dietro. Ecco perché tutti erano così catturati da quel momento… perché sembrava davvero un momento autentico ed è esattamente che è stato per noi.

Non sono state poche le critiche verso questa scelta, che a molti è sembrata una furbata quanto più in contrasto con il nobile significato di sport agonistico, che cela nella sua anima intrinseca la necessità di aver un solo campione. Nonostante il parere discordante della critica, per noi è un esempio di come, talvolta, mettendo da parte l’orgoglio e le convenzioni storiche e sociali, si possa condividere qualcosa di così speciale e grande con gli altri.
“Questo va oltre lo sport“, ha detto Barshim all’epoca, all’Associated Press. “Questo è il messaggio che trasmettiamo alle giovani generazioni”.
