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Calendario LOGO 2026 – Dicembre: Hermann Maier
C’è chi nasce pronto e chi si costruisce da zero. Hermann Maier appartiene decisamente alla seconda categoria. Nato il 7 dicembre 1972 a Flachau (Austria), è entrato nella leggenda dello sci alpino con il soprannome che ben lo rappresenta: “Herminator”.

Cresciuto in una famiglia di maestri di sci, Maier calzò gli sci da bambino. A 15 anni entrò in accademia a Schladming, ma dovette abbandonare per problemi di crescita (sindrome di Osgood-Schlatter) eccessiva magrezza. Tornò nella sua Flachau, lavorò come muratore d’estate e maestro di sci d’inverno, allenandosi da autodidatta.
Il suo debutto in Coppa del Mondo avvenne a 23 anni: fu il 10 febbraio 1996 a Hinterstoder. Il primo podio arrivò l’anno dopo, nel 1997, con una vittoria nel Super-G a Garmisch-Partenkirchen.
La nascita di “Herminator”, l’uomo che ha domato le montagne
A partire dalla stagione 1997-98 esplode il suo talento. Nella stagione 1997-98 vinse 10 gare in più discipline e dominò totalmente la Coppa del Mondo, aggiudicandosi il titolo generale e i globi di super-G e gigante. Quell’anno è considerato un punto di svolta nel suo percorso.
Fino al giorno prima delle Olimpiadi di Nagano 1998 il suo nome era già sinonimo di forza e aggressività, ma non ancora di leggenda. Bastò una curva per cambiare tutto.
Il cielo è limpido, la neve perfetta e la tensione palpabile. Scende in pista il ragazzo austriaco, che ben poco aveva a che fare con la sua versione giovane magra e avversa alla crescita. Maier parte a razzo, come sempre. La sua sciata è potente, aggressiva, taglia le curve come un rasoio. Ma dopo 17 secondi dalla partenza, circa a metà percorso, in un punto dove la pista stringe e il terreno si inclina, commette un piccolo errore di traiettoria.
Gli sci agganciano una cunetta di ghiaccio e, a oltre 120 km/h, l’austriaco perde l’equilibrio.
In un istante vola fuori pista, si stacca dal suolo, e il suo corpo compie una serie di capovolte impressionanti. Non pare più un uomo ma un burattino lanciato in aria, prima di schiantarsi violentemente contro le reti di protezione. L’impatto è spaventoso. Il pubblico ammutolisce. I telecronisti si fermano. Le immagini vengono censurate in diretta perché tutti credono di aver appena assistito a una tragedia.

Maier resta immobile qualche secondo, poi, lentamente, si alza. La tuta strappata, il casco ammaccato, gli sci distrutti. Si scuote la neve di dosso e si allontana sulle proprie gambe.
L’infortunio alla spalla e al ginocchio gli impediscono di partecipare alla gara di slalom del giorno successivo. Tutto sembra perduto, le olimpiadi per Maier potevano dirsi concluse.
Ma è proprio qui che nasce la leggenda. Tre giorni dopo alla caduta da cui sopravvisse miracolosamente, Maier era di nuovo in pista. Era tornato, eccome se era tornato. Quel giorno vince l’oro nel Super-G (slalom super gigante) e due giorni dopo si conquista l’oro nello slalom gigante.
Un’Olimpiade iniziata con un incidente quasi fatale e conclusa con due ori meritatamente guadagnati. Da quel momento il mondo dello sport gli dà un nuovo nome: “The Herminator” – metà uomo, metà macchina.
Nel corso della carriera collezionò 54 vittorie in Coppa del Mondo, un numero impressionante che lo colloca tra i più vincenti di sempre. Vinse 4 volte la Coppa del Mondo generale (1998, 2000, 2001, 2004). In varie stagioni conquistò anche le Coppe di specialità: super-G, discesa libera e gigante.
Nel 2001, nel momento in cui sembrava inarrestabile, Maier ha un grave incidente in moto che gli preclude l’intera stagione. Nonostante le prognosi severe torna a gareggiare dopo 478 giorni di assenza, alternando vittorie, infortuni, momenti difficili. Dopo anni di alti e bassi decide di ritirarsi dall’agonismo.
Più di un campione: simbolo e uomo
Hermann Maier non è rimasto nell’ombra. Dopo il ritiro, ha continuato a essere figura pubblica in Austria, partecipando a eventi, progetti sportivi e iniziative legate allo sci. Ha preso parte anche a ruoli legati al mondo calcistico come preparatore mentale.
La sua storia – da ragazzo rifiutato nelle accademie fino a dominatore assoluto dello sci alpino – incarna il concetto che i limiti sono fatti per essere superati.La caduta di Nagano non fu solo un episodio spettacolare, ma un atto simbolico di resilienza umana. Rappresentò tutto ciò che Maier sarebbe diventato negli anni a venire: un atleta capace di andare oltre il dolore, oltre la paura, oltre i limiti del corpo.

I suoi due ori olimpici arrivati subito dopo non furono solo una vittoria tecnica, ma una dichiarazione di forza mentale assoluta.
“In quel momento, mentre rotolavo tra le reti, pensai solo a una cosa: ‘Non è così che deve finire’.
Mi sono rialzato. Per me non era ancora arrivato il traguardo.”